La banalità del male

Libri, romanzi, documentari e musica di Emanuele Palmieri

oltre il velo di iside di alessandro de angelis

La banalità del male

Oltre il velo di Iside, il re è meno che nudo: non esiste più

La banalità del male è un concetto che ritorna con forza quando si osserva il teatrino del mondo moderno. In queste settimane, avendo fatto seguito alle richieste di molti dei miei lettori e ascoltatori, in queste ultime settimane mi sono interessato all’autore Alessandro De Angelis e alle sue eccezionali scoperte.

Chi mi conosce sa che sono da sempre un sostenitore della realtà fittizia, il cosiddetto “teatrino”, e che ho più volte invitato chi mi segue a mantenere il giusto distacco dalla logica del dualismo divisorio, quella che io stesso ho ribattezzato come “teoria di Coppi-Bartali”: ovvero la creazione sistematica di fazioni fittizie per nutrire l’illusione del conflitto e mantenere il controllo delle masse.

Affascinato dal suo punto di vista, ho cominciato ad ascoltare interviste e conferenze di Alessandro De Angelis. Alla fine ho acquistato il suo libro “Oltre il velo di Iside”, e mi sono trovato immerso in un percorso crescente: pagina dopo pagina, riflessione dopo riflessione, ho visto la coerenza interna del suo pensiero rendere sempre più evidente e logico lo scenario in cui viviamo. Il teatrino non era più soltanto una teoria, ma un meccanismo visibile, riconoscibile, ormai svelato.

La banalità del male attraverso storia, religione ed economia.

Durante una breve chiacchierata, Alessandro non ha nascosto – anzi, chi lo ascolta con attenzione lo coglie subito – che le sue non sono semplici scoperte storico-antropologiche. Hanno un valore filosofico, religioso ed economico profondo, con un chiaro orientamento verso la sovranità monetaria, un tema che oggi come non mai torna centrale.

Molti anni fa, nella mia breve ma intensa militanza nel Movimento 5 Stelle, feci alcune mini conferenze sul tema del denaro, del valore reale, del signoraggio bancario primario e secondario, e della riserva frazionaria. Era uno dei miei temi forti, insieme alla denuncia del fracking e del cibo spazzatura. Poi, piano piano, la mia attenzione si è spostata: analizzavo il teatrino, lo smontavo con attenzione, ma mi ero dimenticato dove si trova davvero il cuore della questione.

La luna, non il dito

Ascoltando Alessandro, qualcosa in me si è risvegliato. Ho ricordato ciò che avevo dimenticato. Mi sono accorto di quanto la narrazione dominante sia, oggi più che mai, un meccanismo di distrazione continua. Operazione Bluebeam, Blue Moon, l’omicidio Kennedy, l’11 settembre… tutto interessante, certo. Ma il punto vero è uno:

Siamo schiavi. E ogni giorno, inconsapevolmente, alimentiamo le nostre stesse catene.

Questa è la vera banalità del male. Il male non ha bisogno di mostri per agire, gli bastano uomini obbedienti che dimenticano di essere liberi.

Grazie, Alessandro

Voglio inviare questo articolo direttamente ad Alessandro De Angelis. Per dirgli che non è solo, e che lo ringrazio sinceramente per avermi riportato alla realtà, dalla banalità del male.

Vi lascio qui il link al suo libro, che vi invito a leggere. E già che ci siete, vi lascio anche il link ai miei libri: se vi aiuteranno anche solo un po’ a ricordare chi siete, allora avranno compiuto il loro scopo.

oltre il velo di iside di alessandro de angelis

Un abbraccio,
Emanuele


👤 Emanuele Palmieri è scrittore, videomaker e musicista.
Osserva la realtà con uno sguardo libero e indaga i grandi temi dell’anima, della società e della verità nascosta.
Scopri i suoi libri, documentari e musica.

 

Commenti: 1

  1. Laura Gabry ha detto:

    fairynight27@gmail.com

    ERODIADE…
    Ovvero una fiction che fiction però non è.
    Al tempo ancora non esisteva “Beautiful” ma anche qui i protagonisti fanno le peggio cose e sono dei zozzoni senza alcuna morale.
    IN QUESTO EPISODIO…
    C’è una collana.
    È una catena d’oro prezioso.
    E ogni anello di questa catena ha un nome: Platone, Helena Blavatsky, Hannah Arendt…
    E c’è una bella ragazza, di nome Salomè, che indossa questa collana.
    Praticamente indossa SOLTANTO questa collana.
    Perché Salomè è vestita di poco o niente, e quel poco o niente se lo sta togliendo di fronte ad un brutto ceffo, con la faccia da salame, di nome Erode.
    Salomè balla, con perfida sensualità, “la danza dei 7 veli” ed Erode, ingrifato come un toro, perde la testa per lei.
    Ma il detto non era “tagliare la testa al toro”?
    Al toro, giustamente (e anche a chi, come me, è del segno del toro e del toro ha pure l’ascendente) questo modo di dire fa girare moltissimo le palle.
    Morale della storia: il toro si salva la testa, ma le palle no!
    In Catalogna e a Valencia, le palle del toro se le mangiano.
    Il piatto si chiama “criadillas”.
    Il piatto piange e pure il toro felicissimo non è.
    Ma, colpo di scena, quello che davvero perde la testa, è Giovanni Battista.
    Che finisce su un piatto d’argento…
    Ma questo piatto d’argento non ha un cuore d’oro, infatti manca di empatia e quindi non piange per la fine di Giovanni.
    FINE DELL’EPISODIO.
    🍏🎧

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